Per affrontare in modo organico il problema della valutazione e per permetterne una sua implementazione in classe in tutte le sue funzioni, il primo passo, condicio sine qua non, è quello che chiamo “il posizionamento del docente”. È molto importante che il docente prenda coscienza della sfida che si trova ad affrontare e diventi consapevole del cambio di professionalità che gli è richiesto. Non più solo un dispensatore di saperi disciplinari ma un professionista che ha, anche, il compito di interagire con la sfera personale dello studente per favorirne lo sviluppo delle competenze e, anche se ritengo in modo molto limitato, la costruzione dell’identità.
Partiamo dalla consapevolezza che una soluzione certa al problema della valutazione del singolo studente non esiste, che dobbiamo scegliere quella che riteniamo la meno peggio e che, una volta individuata, dobbiamo avvicinarla con approssimazioni successive ed eventualmente adattarla. I risultati della valutazione, fisiologicamente, non possono essere oggettivi ma, come amo definirli, scarsamente soggettivi. Per arrivare ad una soluzione possibile l’insegnante deve diventare consapevole della complessità del problema, deve cogliere questa complessità come un valore in sé con cui convivere e deve non considerare un insuccesso il non pervenire ad una soluzione certa; anzi è lo stimolo per sviluppare una nuova pratica professionale, basata su approcci iterativi adattivi, con cui “dare un senso alla complessità e ridurre l’incertezza a un livello di rischio governabile” (D. A. Schön). Questo è un passaggio molto importante e trascurato. L’ampia letteratura in merito, le centinaia di corsi di formazione dei docenti sulle competenze, la normativa che sul tema insiste da decenni, il tutto crea l’impressione che quello dello sviluppo e soprattutto della valutazione delle competenze sia un compito difficile ma “normale”, cui il docente deve assolvere. Ma “normale” non è: non è nella norma della pratica professionale che da sempre ha adottato; è l’occasione per il passaggio obbligato a una nuova pratica professionale: il mestiere del docente cambia e si arricchisce. E se di questa non normalità il docente non prende atto, rischia di non cogliere la novità e la profondità del problema da affrontare e di collocarlo, uno tra i tanti, nel novero dei problemi che quotidianamente gli si presentano. Questa non corretta valutazione condanna il docente in particolare, e la scuola in generale, a reiterare gli insuccessi, più e più volte collezionati, nel tentativo di colmare il gap tra le dichiarazioni delle norme e la loro effettiva messa in pratica.
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