Marc Prensky e la PBL: una provocazione?

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BIEPiù di una volta abbiamo avuto occasione di parlare di PBL evidenziando la dicitura “PBL standard focused”. Il senso di questa affermazione è l’invito ad orientare i progetti verso i nuclei fondanti delle discipline. Insomma non progetti qualsiasi, ma progetti che colgano la complessità del reale e che contemporaneamente siano rivolti alle discipline. Non perdere mai di vista le discipline altrimenti si rischiano pericolose derive …

Marc Prensky, editorialista-conferenziere di fama internazionale e famoso per avere coniato l’espressione “nativi digitali”,  nell’ultimo numero di Educational Technology, Marzo-Aprile 2016,  afferma che nel nostro sistema educazionale si è deciso di trascurare il potenziale che gli studenti hanno di migliorare il mondo. Ci riferiamo ad un settimo circa della popolazione mondiale: gli studenti non possono aggiungere valore al mondo fino a quando non hanno imparato e quindi sono cresciuti. Insomma anche se fanno progetti, questi debbono essere  orientati alle discipline e non a “improving the world”.

Per Prensky è tempo di orientare i progetti alla complessità del reale, ossia alla ricerca di veri compiti di realtà e non più orientati solo alle discipline; suggerisce un sito che raccoglie queste idee progettuali globalempoweredkids.org. Queste rappresentano delle vere sfide per migliorare il mondo, soprattutto in quei settori dove la gratuità dell’impegno è d’obbligo e quindi sono particolarmente adatti, aggiungo io, a quella fascia di eta’ in cui l’impegno sociale gratuito e’ scelta spesso naturale.

Cosa pensiamo noi? Da sempre andiamo dicendo che bisogna portare in classe la complessità del reale e che, in quest’ottica, favorire gli apprendimenti degli studenti facendoli progettare rappresenta senza dubbio una via maestra. La PBL, sviluppata in modo scientifico, é una strategia d’elezione per affrontare la complessità, per accoglierla, per farla diventare parte naturale del nostro quotidiano senza da essa lasciarsi sopraffare. E da sempre auspichiamo progetti rivolti all’impegno sociale, all’aiuto alle fasce deboli. Mai ci siamo spinti verso l’abbandono delle discipline, la nostra scuola su queste si basa e da qui dobbiamo partire per qualunque change…

Ben vengano però le provocazioni alla Prensky che si scontrano con la visione stantia di molti nostri blasonati editorialisti che prendono le distanze da qualunque change nella convinzione che la scuola d’antan, quella in cui loro hanno eccelso, sia l’unica possibile e che qualunque tentativo di innovazione rappresenti solo degrado. Noi non la vediamo ovviamente così

It is time to move away from the kinds of “PBL” projects that only help kids “meet standards” and instead make all our projects real-world. M.P.

2 commenti

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  1. anna grisendi

    Ci eravamo posti la questione a partire dal primo nonnobit. E non l’abbiamo ancora risolta: i nonni si sono moltiplicati e sono diventati anche “baby”, ma poi il timore di non aver preparato a sufficienza gli studenti prende tutti. Infine ci sono le discipline, come la mia, in cui i nuclei fondamentali sembrano scontati (E NON LO SONO! Vedi analfabetismo funzionale) e si continuano ad accumulare contenuti. A volte mi sembra che il problema stia davvero da un’aòltra parte…ma psrlarne e’ sempre un grande piacere

    • enzo zecchi

      E’ una storia infinita, però molte cose si stanno muovendo. C’è una voglia di cambiare cresciuta anche se non dilagante, ma c’è un grande disorientamento.

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